Como,
Dopo l’elezione di Sergio Pedrazzini a nuovo presidente del Comitato Regionale Lombardia Lnd-Figc, Mario Tavecchio, consigliere comasco dell’attuale consiglio direttivo, è stato nominato vice presidente, assieme a Marco Grassini vice vicario. Una bella soddisfazione per Mario Tavecchio, nipote del’ex presidente Carlo scomparso lo scorso gennaio, chiamato con tutto il direttivo di Pedrazzini ad affrontare da subito diversi temi caldi, a partire da quello della tanto dibattuta Riforma dello Sport.
«È una tematica che ci sta particolarmente a cuore, e sulla quale stiamo lavorando molto. Come tutti sanno toccherà soprattutto due aspetti: quello del vincolo sportivo e quello del lavoratore sportivo. Purtroppo – spiega Tavecchio – per quanto riguarda il vincolo sportivo abbiamo poche speranze, verrà quasi sicuramente abolito e questo sarà un cambiamento epocale soprattutto per le nostre società».
Si punta invece a una proroga per una modifica sulla nuova figura del lavoratore sportivo: «Abbiamo messo insieme una serie di proposte che la federazione presenterà entro fine aprile al Dipartimento dello Sport del Governo. Il nostro obiettivo è quello di inquadrare il lavoratore sportivo come dilettante, dato che la sua principale professione non è questa e quindi senza gravare ulteriormente con la tassazione. Realisticamente in questo caso penso si possa sperare in una proroga – continua Tavecchio – almeno fino al prossimo gennaio, anche perché al Dipartimento servirà tempo per l’analisi delle proposte e riflessioni richieste alle varie federazioni».
Tornando sul vincolo sportivo, posto che verrà quasi sicuramente abolito, si lavora all’istituzione di un nuovo premio tesseramento: «Riconoscendo delle “fiches” alle società che fanno crescere i giovani e che poi ogni anno rischieranno di perderli. Proprio riguardo ai giovani, si porrà sicuramente in estate anche la questione dei fuoriquota, perché le società avranno di conseguenza più difficoltà a reperirli, perciò mi aspetto cambiamenti nell’attuale norma che regola l’obbligo d’utilizzo in campo dei giovani».
Intanto, il Crl proseguirà nella propria opera di sostegno alle società: lo stesso Tavecchio ha infatti confermato l’istituzione di uno sportello assicurativo e di uno sui bandi. «In particolar modo ci teniamo molto a quello sui bandi, lanceremo una newsletter per le società, segnalando loro tutti i bandi presenti e supportandole in caso d’interesse».
La stagione calcistica intanto volge al termine, e di fatto è stata la prima del post-Covid: «Sono contento dei numeri, c’è sempre tanta voglia di calcio – dice il consigliere comasco – allo stesso tempo però devo purtroppo rimarcare che ci sono ancora troppi episodi di violenza, gravi e inaccettabili quelli sugli arbitri».
Ringraziamento finale per Tavecchio: «A tutte le società comasche che presenti all’Assemblea Elettiva e che ci hanno sostenuto l’attuale governace, dandomi anche la possibilità di diventare vice presidente».
IL VINCOLO SPORTIVO
Perché l’abolizione del vincolo sportivo comporterà un cambiamento epocale per le società del calcio dilettantistico? Innanzitutto, è bene definire il concetto di vincolo sportivo. Giuridicamente parlando, non è altro che quel particolare vincolo che assume il giovane calciatore (o sportivo più in generale) al momento della firma del tesseramento in una società di calcio, a livello professionistico o dilettantistico.
Nello specifico, nei dilettanti questo vincolo dura dai 14 anni sino al compimento del venticinquesimo anno di età per ogni giovane giocatore. Il quale solo dopo il compimento dei 25 anni può svincolarsi dalla società per cui ha firmato, salvo alcune specifiche delle Noif (le Norme organizzative della Figc), per esempio tramite un accordo, l’inattività del calciatore, o la rinuncia o inattività della società.
Di fatto i giovani vengono quindi stretti da un vincolo piuttosto lungo, ma che consente alle società di avere un “asset” veramente spendibile in termini economici. Con il decadimento di questo vincolo, i calciatori non saranno più legati alla singola società e potranno decidere anno per anno cosa fare, mentre le società stesse rischieranno di ritrovarsi ogni fine stagione private di molti dei loro ragazzi più interessanti e promettenti.
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