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LA RIPARTENZA - Si avvicina il ritorno in campo, ma c'è ancora un problema da affrontare
La gestione dei casi di positività da parte delle società diventa determinante
6 commenti
Lun 24 Gennaio 2022 17.00
Calcio dilettanti e Covid: è ora di darsi una mossa
Como,

Il calcio dilettanti - almeno stando alla riprogrammazione dei calendari - è sempre più vicino al ritorno in campo.

Domenica 30 gennaio tornerà a giocare l'Eccellenza e si disputeranno alcuni recuperi di Promozione; nei weekend seguenti sarà il turno anche di tutte le altre categorie.

Eppure, le preoccupazioni non mancano: si riuscirà davvero a terminare questa stagione dopo gli stop degli ultimi due anni?

 

 

La risposta potrebbe sembrare complicata, ma in realtà neppure più di tanto. Non è nostra intenzione scendere in argomenti che non sono di nostra competenza, fare elucubrazioni o sparare sentenze su quello che è stato, quello che è e quello che sarà il Covid (non ci riescono nemmeno gli esperti, pensa un po'...), ma pensiamo che, come in tutte le cose, un po' di buon senso sia la prima cosa che vada utilizzata.

Non giriamoci troppo intorno: la buona riuscita del girone di ritorno di tutti i campionati, in un momento dove finalmente (soprattutto in Lombardia) la situazione sanitaria sta di nuovo lentamente migliorando, dipende da una sola cosa, la gestione dei positivi all'interno di una squadra.

E' chiaro che, prima di tutto, serva una regola chiara, che disciplini anche eventuali interventi delle autorità sanitarie competenti, come è stato fatto per i professionisti e per la serie D. Ma non basta.

Perché poi c'è il comportamento di ogni singola società, che non è assolutamente nostra intenzione giudicare. Ma che - piaccia o no - porta delle conseguenze, che potrebbero essere disastrose per tutto il movimento dilettantistico. E se una società ancora oggi si permette di chiedere il rinvio per una o due positività, allora facciamo prima a tirare giù una serranda e chiuderla qua, perché non andiamo da nessuna parte.

E questo, come già rimarcato poco sopra, nel pieno rispetto della scelta di ogni società: se qualcuno ritiene corretto chiedere il rinvio per un positivo, lo faccia pure, però poi non si lamenti se i campionati non si concludono.

Sarebbe paradossale se, dopo due anni in cui l'attività è stata fermata da provvedimenti governativi, non si riuscisse a concludere una stagione non per questo motivo ma per un eccesso di prudenza che - al punto in cui siamo - sembra davvero diventare stucchevole.

Proprio nel momento in cui lo stesso Governo parla di rimodulazione (se non addirittura abolizione) del sistema dei colori delle regioni, che sarebbero l'unico reale spauracchio per il calcio dilettanti (che, ricordiamolo, in zona rossa verrebbe bloccato).

Proprio nel momento in cui diversi paesi e moltissimi esperti (non noi, che non siamo nulla in materia) parlano di una probabile fase endemica del virus.

 

 

Non abbiamo la minima intenzione di sottovalutare una tematica fondamentale come quella della salute. Partiamo di dati di fatto: a calcio potranno giocare solamente calciatori tri-vaccinati, quindi iper protetti da qualsiasi tipo di forma grave della malattia. Aggiungiamoci che intorno a noi sono ormai quasi tutti immunizzati e che l'ultima variante Omicron è notevolmente meno letale (anche questo concetto non è rimarcato da noi, ma da tutti gli studi effettuati sinora dai più grandi esperti del mondo). Allora ci chiediamo: ha ancora senso avere la paura di uno o due anni fa?

E' atteso ovviamente una nuova linea guida da parte della Lnd-Figc sulla gestione dei casi di positività, ma una volta dovesse arrivare, a questo punto - care società - le protagoniste sarete voi. Avete tutto il diritto di chiedere il rinvio per un paio di positività, ma sappiate che se lo farete la sorte dei campionati sarà segnata.

Non siamo più in una fase da mille casi al giorno, siamo in una fase da centomila e passa, è impensabile rinviare ogni partita con un positivo, non ci sarebbe materialmente lo spazio per giocare. Forse sarebbe bene riflettere un po' meglio su questa situazione. E forse sarebbe anche auspicabile, in certi casi, una mano ferma da parte della federazione: non volete giocare? Ok, ma perdete a tavolino.

Francamente - perdonateci - ma vedere partite rinviate per un positivo nella maggior parte dei casi sanissimo, con tutti calciatori vaccinati, come è successo nelle ultime settimane prenatalizie, se abbiamo a cuore il nostro movimento, non si può proprio più sentire. Altrimenti, a costo di dover tirare di nuovo fuori una delle tante frasi fatte che abbiamo sentito in questi due anni, "muriamoci in casa e non facciamo più niente".

L. Bin.

 


@Lariosport
© riproduzione riservata

CommentiI commenti degli utenti
Il giorno 24/01/2022 alle ore 20.26 moutrap ha scritto...
CommentoArticolo scritto col cervello e con rispetto . Chi vuol giocare lo deve seguire rispetto x chi non vuole lo dice e si va avanti con qualche squadra in meno. Ma si comincia e finisce. Punto
Il giorno 24/01/2022 alle ore 20.36 milan87 ha scritto...
CommentoOttimo articolo! Condivido in pieno!!
Il giorno 25/01/2022 alle ore 11.58 bs13 ha scritto...
Commentoma se esistono ancora ''furbetti'' che rinviano partite per un positivo..e ,ancora peggio, la federazione lo permette...
Il giorno 25/01/2022 alle ore 12.27 collina ha scritto...
CommentoLa penso come bs13... Giusta la tesi dell'articolo, ma se le regole non le decide la federazione sappiamo tutti come va a finire.
Il giorno 25/01/2022 alle ore 15.18 bs13 ha scritto...
Commentonel mondo dilettantisco e coi settori giovanili nessuna partita va rinviata per covid, se si hanno 4/5 contagiati giocano gli altri, bisogna tornare a vivere.
Il giorno 26/01/2022 alle ore 19.39 lore75 ha scritto...
CommentoLa soluzione migliore è una sola: ripartire ad aprile quando finalmente finirà lo stato di emergenza e tutta l'inutilità dell'utilizzo del certificato verde.
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