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La Superlega: ecco perché potrebbe essere il futuro del calcio europeo
Riflettiamo, il mondo continua a cambiare e anche il calcio deve adeguarsi
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Mar 20 Aprile 2021 11.01
La Superlega potrebbe essere il futuro del calcio?
Como,

Superlega. Da due giorni non si parla d'altro. E quasi tutti lo fanno con toni scettici. Ma siamo sicuri che sia davvero giusto esserlo? Forse sarebbe il caso di ragionare e riflettere su tutto quello che sta dietro a questa nuova competizione che potrebbe partire a breve...

 

 

Proviamo ad esprimere alcuni concetti, e soprattutto alcune OPINIONI. Fondamentale è partire da alcuni punti fermi: il primo è che la gente ha il diritto di avere un'opinione in merito e che non può sparare verità assolute; il secondo - ancor più fondamentale - è che dobbiamo tutti capire che il mondo cambia, a qualsiasi livello e sotto qualsiasi aspetto. Nulla resta invariato per sempre, e chi pensa così si sbaglia.

La logica dietro alla superlega è molto semplice, banale e scontata: la questione economica. Soldi, diritti tv, sponsor e chi più ne ha più ne metta. E' ovvio che in questo contesto si cerchi di fare in modo di non far più giocare Manchester City-Copenaghen ma piuttosto di far giocare otto volte Manchester City-Barcellona. Potrà sembrare brutto, ma il mondo va in questa direzione e bisogna accettarlo.

Compresi e soprattutto accettati questi concetti, ogni tifoso ha poi il sacrosanto diritto di dire che questo gli piaccia o meno, e come detto in precedenza senza che nessuno abbia la verità assoluta in tasca. C'è chi parla di merito sportivo che va a farsi benedire (non sarebbe nemmeno del tutto vero, leggendo il regolamento di questa superlega). Ci può stare: ma dove sta scritto che questo debba essere la verità assoluta?

Si potrebbe anche pensare che per eleggere la migliore d'Europa si debbano fare giocare le migliori d'Europa, e allora viene difficile pensare che tra le famose venti della superlega (tra le quali cinque che vi entrerebbero per MERITO SPORTIVO) non ci sia la più forte di tutte. Chi ci dice che per eleggere la migliore d'Europa ci voglia il campione della Bielorussia o la quarta classificata del campionato italiano che ha fatto l'exploit? Le favole poi, quelle sono un'altra cosa. E come legittimamente detto sopra, uno può essere d'accordo o meno con il fatto che possano o non possano più esserci le favole (Atalanta, tanto per rimanere in Italia) nella nuova superlega. Ma non è di certo con le favole che eleggiamo la migliore d'Europa.

E i campionati nazionali? Sicuri che perderebbero di valore? Potrebbe anche accadere il contrario. Più posti europei per le altre squadre, più competizione anche per l'ottavo, nono o decimo posto. Basti sentire i discorsi di questi giorni: se la superlega dovesse partire già quest'anno, ora avremmo Sassuolo, Verona, Sampdoria e Bologna in corsa per l'Europa...

Si è parlato infine anche di un paragone con il mondo della Nba e dell'Eurolega. Forse sarebbe più corretto paragonare questa nuova superlega all'Eurolega di basket. La Nba è un mondo a parte, dove le squadre giocano solo in quella competizione e in nessun'altra. Lasciamola stare. Quanto successo in questi giorni con le famose dodici della superlega è molto simile a quanto successo una ventina di anni fa con alcune squadre che si misero insieme costituendo la famosa Eurolega di basket, fatta oggi quasi nella sua totalità da partecipazioni a invito,tramite licenze pluriennali e con il merito sportivo che ne occupa una parte minima. Con una differenza però: i soldi che girano nel basket non possono nemmeno lontanamente essere paragonati a quelli che girano nel calcio.

E' per questo che - se davvero questa superlega vorrà andare in porto - è fuori discussione che si debbano trovare degli accordi con la Uefa e con le federazioni locali. Non diteci che avete davvero preso in considerazione anche solo per un attimo l'ipotesi che Juve, Milan e Inter vengano escluse dalla serie A, o che le nazionali debbano fare a meno dei giocatori che giocheranno nella superlega. E' ovviamente impensabile che questo possa davvero accadere.

 

Luca Binda

 

 


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