Erba,
Anche l’Arcellasco è tornato in campo. Tutte le squadre hanno cominciato a correre sabato e domenica scorsi: un momento importante dopo tanti mesi di inattività forzata, una scelta anche suggerita dalla voglia di famiglie e ragazzi di riprendere l’attività sportiva.
Tutti, dalla prima squadra in giù – eccezion fatta per la scuola calcio – hanno sfruttato le strutture del Lambrone e il campo della frazione erbese di Arcellasco.
Una mossa che strappa un sorriso ad Alfredo Ottolina, ex allenatore della prima squadra e ora direttore tecnico di tutta l’attività agonistica, quindi delle categorie Juniores, Allievi e Giovanissimi.
«Sono strafelice per la ripresa, per i ragazzi e i giovani, anche se occorre testa. La nostra responsabilità nel rispettare e nel far rispettare le regole è enorme, anche per questo non sarà un “tutti in campo” indiscriminato, ma sarà un ritorno graduale».
Le strutture a disposizione dell’Arcellasco aiutano, l’attività concentrata nel fine settimana, in fasce orarie con un clima più mite: «Qualcosa dovevamo pur fare. Ci sono ragazzi a casa da mesi, per loro deve essere massacrante. Quanto potremo andare avanti ancora non lo sappiamo, le difficoltà globali sono ancora presenti, ma volevamo davvero fare qualcosa per adolescenti e ragazzi».
E la prima squadra? È (anzi, era) impegnata nel campionato di Promozione, categoria che qualcuno vorrebbe far riprendere: «La ripartenza dei campionati mi fa un po’ sorridere. Come si fa a ripartire senza retrocessioni? Quale società si accolla tre-quattro mesi di rimborsi spese ai giocatori, sapendo che tanto non retrocede nessuno? O si riprende in modo corretto, o è meglio lasciar perdere e ricominciare solo quando si potrà farlo davvero. Ma non spetta a noi decidere: noi siamo solo a disposizione e faremo quello che ci dicono».
Ottolina, ex difensore del Como, è cresciuto nei campi di calcio. E lo stop lo fa soffrire: «Vedo la D che gioca, a fatica, organizzandosi con i tamponi. È un modello che non si può esportare anche nelle nostre categorie. Da uomo di calcio, sarei felice se potesse ricominciare, ma poi mi chiedo se siamo usciti dal covid. E la risposta purtroppo è “no”. Quindi ora le priorità sono altre, non la ripresa dei campionati».
Intanto, bisogna salvare i gruppi e le squadre da possibili abbandoni: «È un rischio concreto, dopo tanti mesi avranno ancora voglia i ragazzi di giocare a calcio? Le famiglie si fideranno a mandare i figli al campo? Lo stesso vale per i dirigenti: temo che anche tra loro ci sia qualcuno che non avrà più voglia di organizzare una stagione e lasciarla a metà».
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