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Dilettanti e Covid - Giocare a calcio, giusto o meno? Proviamo a capirlo analizzando dati e fatti
Il campo è un luogo "sicuro", attenzione allo spogliatoio. Serve la massima accortezza
11 commenti
Mer 14 Ottobre 2020 13.00
Esultanza dopo un gol: forse ora sarebbe meglio evitarle...
Como,

Il calcio dilettanti va avanti, almeno per il momento. Perché - è inutile negarlo - la situazione rimane in evoluzione, e non sono da escludere nel futuro prossimo ulteriori strette da parte del Governo in caso di un peggioramento della situazione sanitaria nel Paese.

Ma ora si gioca. Giusto o meno? Sicuramente in tanti si potrebbero dividere sul tema, però qualche riflessione - basata sui dati, che poi sono l'unica cosa che abbiamo - si può comunque fare. Poi ognuno avrà il diritto di avere la propria idea.

 



Proviamo ad analizzare questi dati, e a fare qualche deduzione logica. Alcuni studi avrebbero dimostrato che - sul totale dei contagi in Italia - solo il 4% sia da attribuire ad attività ricreative e in particolar modo sportive (come il calcio, ma non solo). E' già una prima base importante.

La seconda è logica e viene di conseguenza. Innanzitutto, il contagio è molto più probabile che avvenga in luoghi chiusi (e già qua escludiamo il campo da calcio). Inoltre, ci deve essere un contatto prolungato, non uno di pochi secondi. Sfatiamo il mito che basta stare vicino a un positivo per diventare a propria volta positivi. E questo non c'è bisogno che ce lo dica un medico. Sfatiamo la convinzione che su un calcio d'angolo sia pericoloso per un difensore attaccarsi all'attaccante per marcarlo.

E' chiaro che la certezza non si potrà mai avere, ma nello stesso tempo sappiamo che è qualcosa che è molto difficile che accada. Tra persone che stanno bene, ovviamente. Se qualcuno dovesse giocare con dei sintomi, allora staremmo sbagliando tutto. Ma non vogliamo nemmeno pensare che ora come ora possa succedere una cosa del genere. Insomma, in questo momento - che piaccia o no ai disfattisti - il campo da calcio è un luogo molto più sicuro di altri posti come bar, ristoranti, mezzi pubblici e simili.

A questi dati e considerazioni aggiungiamoci il fatto che stiamo parlando di una malattia certo da non sottovalutare, ma che in questo momento - nonostante alcuni organi di informazione ci presentino delle situazioni un po' distorte, con l'intento più o meno velato di creare ulteriore terrore in una popolazione che tutto ha bisogno in questo momento meno che del terrore - è sicuramente meno grave e meno aggressiva di come lo era a marzo.

Fatte queste premesse, ognuno di noi si può fare la propria idea sul calcio - e sullo sport più in generale - dilettantistico, ben sapendo che solo di idea si tratta perchè non sarà nessuno di noi poi a decidere. Però, prima di giungere a conclusioni affrettate, ragioniamo con calma sul contesto, sul rischio che si corre, e cerchiamo di capire se ne valga la pena o meno. Con una chiosa finale, che deve essere chiara: noi siamo contenti se il calcio dilettanti può continuare, ma sappiamo benissimo che la salute viene prima di tutto, per chiunque, e non vogliamo essere tacciati di quelli a cui interessa solo a far continuare tutto il corteo.

Qualche altra riflessione viene comunque spontanea: sembrerebbe, vedendo alcune partite in questo inizio di stagione, che molti calciatori pensino che, potendosele dare di santa ragione (come è gusto che sia, sportivamente parlando) in campo, sullo stesso campo possano fare quello che vogliono. Questo è sbagliato. Un esempio: le ammucchiate dopo un'esultanza sono sicuramente più pericolose della già citata marcatura sul calcio d'angolo. E non sono necessarie. Ora non lo sono. Quindi sarebbe bene evitarle, o almeno non accentuarle troppo. Il protocollo dei campionati Csi, che partiranno a fine settimana, ha addirittura imposto di evitarle. Può sembrare assurdo, ma invece non lo è. Così come sarebbe meglio evitare i capannelli dei giocatori (a volte anche solo tra compagni di squadra) durante una pausa della partita. Motivo? Non sono necessari, nemmeno questi, esattamente come le esultanze prolungate, in questo momento meglio evitarli. Ora si deve fare solo quello che è proprio impossibile evitare, nulla di più.


Piuttosto, come detto, diventa molto più complicata la gestione dello spogliatoio, e soprattutto delle docce. Sarebbe bene che atleti, tecnici e dirigenti capissero che quello è davvero il luogo più rischioso e, di conseguenza, facessero in modo di utilizzarlo davvero per il minor tempo possibile. Un esempio a sostegno della teoria del campo sicuro e dello spogliatoio "poco sicuro"? Guardiamo quanto successo in Napoli-Genoa, con la formazione ligure che, dopo la partita, ha accusato una ventina di positività. Cosa hanno pensato quasi tutti? Che anche il Napoli ne avrebbe avuti una ventina. E invece ne ha avuti due... Molto probabilmente tra l'altro da non ricondurre a quelli del Genoa. E anche quanto è successo al Novedrate è emblematico: i brianzoli hanno giocato contro il Don Bosco (dove si era verificato un caso di positività), ma l'Ats ha riconosciuto che i contatti con gli avversari erano avvenuti solo all'aperto (e non al chiuso degli spogliatoi) e ha consentito allo stesso Novedrate di proseguire l'attività.

Insomma, la situazione non è facile, il momento è complesso. Ma forse più che focalizzarsi sui reali pericoli che si corrono sul campo, sarebbe bene concentrarsi meglio sul protocollo effettivo, a partire dalla gestione dei casi di positività. E forse sarebbe bene che le stesse società facessero sentire la loro voce con chi di dovere, perchè - passateci il concetto - non è pensabile che un ragazzo, calciatore dilettante, debba passare due settimane a guardare il soffitto della propria casa, rischiando magari anche di avere ripercussioni sul proprio lavoro, solo perchè forse potrebbe aver avuto contatti con un sospetto positivo.

 

 


@Lariosport
© riproduzione riservata

CommentiI commenti degli utenti
Il giorno 15/10/2020 alle ore 22.03 goal ha scritto...
Commentofermare calcio...non scuole e lavoro.
semplice.
Paina insegna.....ancora positivi
Il giorno 16/10/2020 alle ore 01.04 the_wall ha scritto...
CommentoForse non è ben chiaro , magari con un disegnino si capisce meglio : se ci sono dei contagi nel calcio, non si prendono sul campo da calcio, ma nei supermercati o nei mezzi pubblici.. ma c'è bisogno di uno scienziato per capirlo?
Il giorno 16/10/2020 alle ore 07.44 goal ha scritto...
Commentoecco un' altro virologo da tastiera.
nei grandissimi e ultra moderni spogliatoi della provincia non ci si può contagiare?
mei tasè!!!
Il giorno 16/10/2020 alle ore 07.45 goal ha scritto...
Commentoecco un' altro virologo da tastiera.
nei grandissimi e ultra moderni spogliatoi della provincia non ci si può contagiare?
mei tasè!!!
Il giorno 16/10/2020 alle ore 11.46 tdm ha scritto...
CommentoBisogna fermare tutte le attività non essenziali che non producono o producono pochissimi introiti (calcio dilettantistico è uno di questi).
Una famiglia non si può fermare dal lavoro perchè noi siamo a correre dietro a un pallone. Bisogna essere razionali. Se sei positivo cosa dici a lavoro? Se un tuo compagno è positivo e devi fare quarantena cosa raccontiamo a lavoro? Se hai un'attività in proprio che fai? Ci sono troppe cose in ballo. O liberi tutti o se queste sono le condizioni meglio fermarsi.
Il giorno 16/10/2020 alle ore 14.29 cap89 ha scritto...
Commentofermarsi tutti e subito
Il giorno 16/10/2020 alle ore 14.31 lariano ha scritto...
CommentoMa ancora non hanno fermato sti cazzo di campionati??????
Il giorno 16/10/2020 alle ore 14.36 pippogol ha scritto...
Commentofermare Juniores (principali "untori") e settore giovanile, avanti solo prime squadre (senza fuori quota). PS: nessuno è obbligato a giocare, smettiamola di piangere per sport
Il giorno 16/10/2020 alle ore 14.42 cap1 ha scritto...
Commentobasta leggere i comunicati provinciali e regionali per capire che non ha senso andare avanti così. Rinvii di 3/4 partite per girone in diversi casi...
Il giorno 16/10/2020 alle ore 15.01 trismerti ha scritto...
Commento"Alcuni studi avrebbero dimostrato che - sul totale dei contagi in Italia - solo il 4% sia da attribuire ad attività ricreative e in particolar modo sportive (come il calcio, ma non solo). E' già una prima base importante. "

E' possibile sapere chi ha condotto questi studi?
Chiedo per un amico
Il giorno 16/10/2020 alle ore 20.22 goal ha scritto...
Commentothe wall...meglio farti i disegnini!!!!
non ho parole, sei un presidente?
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