Dopo il pareggio a Parma, ecco l'analisi di Cesc Fabregas, tecnico del Como. 

L'allenatore spagnolo ha reso merito alla squadra emiliana. Ma ha anche "salvato" il punto conquistato al Tardini: "Bene così, è stata una prestazione solida".

“Me l’aspettavo più o meno così: una partita molto difensiva, con loro pronti a ripartire in contropiede. L'hanno preparata bene. Nel primo tempo abbiamo avuto tanta difficoltà, nel secondo è cambiato tutto: siamo andati molto meglio, con più ampiezza, più uno contro uno. È vero che non abbiamo creato grandi occasioni, ma abbiamo dato la sensazione di essere più noi, più padroni del campo. Quando non si può vincere, non perderla è già un segnale di crescita. È un processo di squadra, e noi stiamo lavorando bene su questa linea.

Anche oggi la difesa ha fatto benissimo: le loro azioni più pericolose sono arrivate da una palla lunghissima di Suzuki e da una rimessa laterale, quando Cutrone è andato a colpire il palo. Poi un paio di situazioni nel primo tempo dove siamo stati un po’ superficiali e abbiamo perso qualche pallone facile, ma niente di grave.

Un dato importante, che non ho visto riportato da nessuna parte, è che dal 15 marzo — quando perdemmo a San Siro contro l’Inter — abbiamo perso solo tre partite in otto mesi: l’amichevole col Barcellona, 5-0; quella di Bologna 1-0, e proprio quella con l’Inter, che per me non meritavamo di perdere. Questo mi rende fiducioso e orgoglioso, perché la squadra sta crescendo e può ancora migliorare. È vero che oggi potevamo fare di più. Sono contento anche per aver rivisto in campo un giocatore chiave, fuori da sette mesi. È entrato molto bene, ha avuto il suo spazio, ha sbagliato un paio di passaggi facili ma ci sta.

Tante cose buone, e un altro clean sheet: 0-0, ma solidi, squadra compatta. Continuiamo così, perché mercoledì ci aspetta un’altra partita importante.”

“Mi chiedete se ci tenevo al pareggio? Non direi. Noi non siamo una squadra che si accontenta, ma una squadra che ormai deve sempre provare a vincere. È cambiata la mentalità. Stiamo crescendo, piano piano, ma in modo costante. Il processo è lungo: serve tempo, serve fiducia, serve coerenza nel messaggio. Se cambi sempre allenatore, se dopo cinque partite butti via tutto, è impossibile costruire qualcosa. Noi siamo fortunati al Como, perché qui c’è fiducia, c’è un progetto. Anche quando non va tutto bene, la strada è quella, e si lavora su quella.
Oggi la figura dell’allenatore è troppo fragile: non c’è tempo per nulla. Io sono un privilegiato, perché qui me lo danno, il tempo. Mi auguro che anche altri allenatori possano avere la stessa fortuna che ho avuto io — la stessa che ebbero Guardiola al Barcellona, o Maresca al Chelsea. Solo così puoi creare qualcosa di duraturo.”

“Sul piano tattico, non mi aspettavo di vedere Bernabé così basso, quasi da quinto: non l’avevo mai visto giocare in quella posizione, ma ha senso — voleva chiudere dentro, sapeva che noi non avevamo esterni in grado di giocare più di 45 minuti. È stata una partita molto difensiva da parte loro, ma fatta bene. Noi abbiamo provato a trovare gli spazi giusti, a creare occasioni, ma non sempre si riesce. Quando non si può vincere, l’importante è non perderla. Un’altra porta inviolata, un altro punto, e continuiamo il nostro cammino.”

“È vero, qualcuno dice che facciamo più fatica contro le squadre di classifica medio-bassa, rispetto a quelle più forti. Può essere, ma è anche una questione di tipo di partita: oggi il Parma ha messo tanta gente dietro, un grande volume di giocatori nell’area. È più difficile attaccare così. Hanno difeso bene, hanno fatto la partita che volevano. Noi ci abbiamo provato, ma non siamo riusciti a sbloccarla. Non sono contento, perché volevo vincere, ma vedo una squadra che non molla, che non vuole perdere. E questo per me vale tanto.”

“Adesso dobbiamo pensare a mercoledì. Se vinciamo contro il Verona, questo punto può diventare ancora più importante: sarebbero sette punti nelle ultime nove. Giochiamo in casa, abbiamo qualità, possiamo ruotare un po’ e recuperare energie. Piano piano torniamo su.”

LA STAGIONE DEL COMO