Como,
Arbitri come pubblici ufficiali per contrastare le violenze che, troppo spesso, sono costretti a subire.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che mira a estendere agli arbitri lo stesso livello di protezione che il diritto penale assicura agli agenti di polizia, inserendo, quindi, all’interno del Codice penale l’impianto sanzionatorio già previsto dalla legge 401 del 1989...
La svolta consente di rispondere alle esigenze dei troppi e vergognosi episodi che vedono i direttori di gara subire ignobili aggressioni durante lo svolgimento delle manifestazioni sportive, specialmente a livello dilettantistico.
Le pene previste vanno da 2 a 16 anni di reclusione, a seconda che si tratti di lesioni lievi, gravi o gravissime. L’obiettivo è ovviamente quello di tutelare gli arbitri, di ogni sport e disciplina, e di contrastare l’emergenza della violenza sui campi.
Specialmente quelli di calcio: nella stagione 2024/25 si sono registrati infatti ben 648 episodi di violenza. Da oggi quindi chi compie atti di violenza nei confronti degli arbitri, rischia le medesime pene di chi aggredisce gli agenti di pubblica sicurezza, carcere compreso.
La norma, nell'omologare la punibilità e le pene, comprende infatti tutte le figure tecniche che assicurano la regolarità delle competizioni. Grande soddisfazione all’interno dell’Aia, l’associazione arbitri, dal presidente nazionale Antonio Zappi in giù.
Il presidente del Cra Lombardia, il comasco Emilio Ostinelli – ex arbitro in Serie A – ha accolto con grande entusiasmo la notizia, ma ha anche ammesso la necessità di un cambio culturale: «È una norma fondamentale, perché l’arbitro ora assume anche uno “status” di pubblico ufficiale. Ma non possiamo cantare vittoria: l’attenzione va sempre mantenuta alta sul tema delle violenze conto gli arbitri, favorendo esempi e messaggi positivi. L’obiettivo è che tutte le componenti, dai giocatori al pubblico, rispettino il proprio ruolo».
L’Aia si fa promotrice di molte iniziative, da un paio d’anni il doppio tesseramento Aia-società dilettantistica ha migliorato il rapporto tra calciatori e direttori di gara nei campionati giovanili: «Chi gioca a calcio e arbitra conosce il regolamento, può spiegarlo ai compagni e, molto spesso, neutralizza comportamenti antisportivi. In questo l’Aia crede molto».
Intanto, in attesa della pubblicazione ufficiale, il Comitato Regionale Lombardia Lnd-Figc invita tutte le società a diffondere la novità legislativa il più possibile tra tesserati, genitori, dirigenti e sostenitori, «per promuovere un ambiente sportivo più sicuro e rispettoso».
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