Italia e giovani: “Serve più coraggio”
Guardando al calcio italiano, Fàbregas non nasconde una certa criticità: “In Spagna c’è un’ossessione positiva per far crescere i giovani. In Italia meno”. Ricorda di aver promosso ragazzi dell’Under 16 alla Primavera, scelta che aveva fatto scalpore: “Bisogna progredire”.
La sua filosofia è chiara: il Como sta investendo sui giovani più di molte squadre di Serie A, e lui stesso li gestisce con particolare attenzione: “Con loro devo essere più asfissiante, ma serve che tutti remino dalla stessa parte”.
Identità di gioco: aggressività, responsabilità e niente dogmi
Fabregas vede un campionato spesso attendista, dominato dal 5-3-2, ma non intende snaturarsi: “Noi andiamo ad aggredire. È rischioso, ma se dovessi rinunciare a questo calcio smetterei”.
Per lui il segreto sta nella libertà di pensiero: “Vado oltre la tattica. Non posso mettere un giocatore in una gabbia mentale”. Non mancano riferimenti ai suoi metodi: allenamenti brevi, intensi, lontani dalla tradizionale “corsa” italiana, per riprodurre vere situazioni di gara.
Modelli, colleghi e aneddoti
Tra gli allenatori che apprezza cita Italiano, Gasperini e Chivu, mentre su Conte ricorda la “fatica pazzesca” degli allenamenti al Chelsea. Allegri? “Semplice e coerente: dice una cosa e la fa”.
Racconta anche dell’importanza del suo staff, cresciuto col tempo, e di come la conoscenza del calcio italiano lo aiuti nella lettura delle partite: emblematico l’episodio con Ludi durante Como-Atalanta, qiando il ds gli disse che Gasperini non giocava mai a quattro.
Fabregas allenatore: un percorso iniziato molto presto
Fabregas rivela che la sua vocazione da allenatore era nata già ai tempi dell’Arsenal: non studi tattici, ma osservazione, leadership, appunti di campo. L’arrivo al Como, inizialmente come giocatore, avrebbe dovuto aprire alla possibilità di allenare le giovanili. Poi tutto è cambiato.
Un progetto che lo affascina
La solidità del club e il rapporto con Suwarso lo hanno convinto della bontà del progetto: “Qui si fanno le cose molto bene. Sono felice”.
Il prossimo step? Costruire una cantera forte, con più giovani italiani in prima squadra: una volontà condivisa con il presidente Suwarso.
Il rapporto con i tifosi e il valore del bel gioco
Il cambiamento del pubblico comasco lo emoziona: “All’inizio una costruzione dal basso veniva fischiata, oggi viene capita e applaudita”.
E sul connubio estetica-risultati è categorico: “Si può vincere giocando bene. Spero che il Como diventi riconoscibile per il suo stile”.
Giocatori, critiche e umanità
Dal talento “non ingabbiabile” di Paz alle certezze su Morata, dalla concorrenza a centrocampo ai rapporti con gli arbitri, Fàbregas mantiene una linea chiara: equilibrio, rispetto, trasporto emotivo.
E sulla sua permanenza risponde con un sorriso: “Mai dire mai… ma qui non potrei chiedere di più”.
LA STAGIONE DEL COMO
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