L’annuncio l’ha dato lui stesso, sui propri canali social, con un messaggio corredato da alcune fotografie di una lunga carriera cominciata nei professionisti nel 2006...
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«È stata una scuola di vita, infinitamente grato a questo sport. Si chiude un capitolo importante e se ne apre uno nuovo ricco di progetti e con la voglia di trasmettere tutta l’esperienza acquisita. Ringrazio tutte le persone che hanno avuto modo di condividere con me questo bellissimo percorso! Carico e determinato verso nuovi obiettivi».
Andrea Arnaboldi chiude quindi un’esperienza sportiva ricca di ricordi e soddisfazioni. Una decisione che aveva fatto intendere già in occasione del Challenger di Como, l’ultimo a cui ha partecipato lo scorso agosto, ma che non era ancora del tutto maturata.
“Arna” è stato numero 153 al mondo, promuovendo sempre un tennis di qualità, in un mondo di tennisti sempre più muscolari. Ma la sua tecnica gli ha permesso di gareggiare sempre ad altissimi livelli, anche se probabilmente ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato.
Ma restano, soprattutto, le partecipazioni agli Slam, ottenute anche dopo i trent’anni. Memorabile la sfida di qualificazione al Roland Garros 2015 contro il francese Pierre-Hugues Herbert durata 4 ore e 30 minuti, record di durata per un incontro sui tre set: vinse per 6-4 3-6 27-25 totalizzando anche il record dei game giocati, ben 71.
In quell’edizione del Roland Garros, riuscì ad arrivare al secondo turno, battuto da Marin Celik, allora numero 10 al mondo. A Wimbledon, nel 2019 (partecipò 66 anni dopo un altro comasco, Gianni Clerici), si arrese al primo turno al gigante croato Ivo Karlovic.
Arnaboldi è stato anche campione d’Italia a squadre con il Park Genova e, nell’anno del Covid, vicecampione d’Italia in singolare arrendendosi solo a Lorenzo Sonego.
E ora? Nel suo futuro c'è ancora il tennis. Sogna di diventare coach - comincerà con il cugino Federico, con cui potrebbe disputare ancora qualche doppio -, e farà ancora parte del team del Tennis Club Crema.
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