Como, Gio 28 Gennaio 2021
Calcio e sport di squadra dilettanti verso lo stop definitivo: quando sarà possibile una "vera" ripartenza?
Serve ottimismo, ma con giudizio. Fondamentale il protocollo e la gestione dei positivi

Il calcio (Eccellenza probabilmente esclusa) e lo sport dilettantistico di squadra va verso lo stop definitivo anche per la stagione 2020/21. Tralasciando qualche considerazione sull'effettiva opportunità di far ripartire un campionato di sola andata e senza retrocessioni come appunto l'Eccellenza (c'è bisogno di promozioni per la D, ma non era più logico e forse più comodo bloccare le retrocessioni dalla D?), la domanda che ormai da mesi si fanno tutti è la stessa: quando si potrà davvero tornare in campo? 

 

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Una risposta certa non la può avere nessuno: non ce l'hanno i virologi, figuriamoci se possiamo averla noi. Anche se tutti - più o meno inconsciamente - parlano di settembre. "Pensiamo a ripartire a settembre", questo è il mantra che ormai gira tra gli addetti ai lavori da settimane se non da mesi.

La presumibile (e auspicabile) ripartenza a settembre è però un concetto che meriterebbe qualche riflessione più attenta. Con la premessa - come già scritto sopra - che noi non siamo esperti della materia e non possiamo sapere cosa succederà nel futuro prossimo con l'evoluzione di questo maledetto Covid-19. Però, qualcosa la possiamo dire lo stesso. Per certi versi sembra essere tornati indietro di un anno: era il marzo del 2020, i campionati stavano per essere sospesi e il pensiero di quasi tutti era: ci rivediamo a settembre. A settembre in effetti ci si è rivisti, con i risultati che tutti sanno. Ora, cosa ci fa pensare che il prossimo settembre le cose possano andare in maniera diversa?

La situazione in realtà non è proprio la stessa di un anno fa. Se per mesi ci è stato detto che l'unica soluzione per uscire da questa pandemia fosse il vaccino, beh verrebbe da dire che ora che c'è il vaccino siamo a cavallo. Non è esattamente così, o almeno non si può pensare che tutti i problemi saranno presto risolti. Però non è nemmeno giusto essere pessimisti per forza. Quello che servirebbe ora è un po' di realismo. Per il prossimo mese di settembre non si potrà pensare di certo che il virus sia debellato, però, se è vero quello che ci dicono un po' tutti gli esperti, la situazione potrebbe essere molto meno grave di quella dello scorso autunno. E le prospettive per l'inverno sicuramente un po' meno nefaste. Insomma, con il virus dovremo avere a che fare ancora per un po', ma forse in maniera meno pesante di quanto sia capitato fino adesso. Questa è una speranza sicuramente più realistica.

Se tutto questo dovesse davvero verificarsi, la domanda sorge spontanea: che facciamo? E non parliamo solo di calcio e sport dilettantistico. Parliamo anche di tutte quelle attività e quei settori considerati non necessari ma che hanno sempre fatto parte delle nostre vite: piscine, palestre, cinema, teatri, stadi e tante altre cose. O riprendiamo a fare tutto questo, o - banalmente, come ormai ripetiamo da mesi - ci chiudiamo in casa. E questa non può essere la soluzione.

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 Insomma, quello che stiamo dicendo è che questo virus non sarà debellato del tutto molto presto, e che quindi bisognerà imparare a conviverci. Convivere con il Covid. Anche questa espressione l'abbiamo sentita molto spesso, e capiamo che non sia facile da definire con precisione. Forse, convivere con il virus significa tornare a fare le cose che si facevano prima, magari abituandosi a farle in maniera un pochino diversa, con qualche precauzione e accorgimento sanitario. Ma farle. Prima lo capiremo, meglio sarà per tutti.


E' in quest'ottica che il calcio e lo sport dilettantistico devono capire un paio di cose: se non si riparte a settembre solo perchè la situazione non sarà del tutto risolta, allora non si riparte più. Game over. Tiriamo giù la serranda e chiudiamo definitivamente ogni campo di calcio. Per tutti, giovani e meno giovani. Solo serie A e Champions League in TV e a porte chiuse. Non deve essere e non sarà così. Però rimane un altro problema, e non siamo del tutto sicuri che le istituzioni lo abbiano compreso nella sua grandezza: il protocollo per la ripartenza e il suo punto chiave che è la gestione dei casi  positività.

I dilettanti non sono professionisti (o semi, vedi la serie D) e fare tamponi di continuo obiettivamente non può essere una strada percorribile, per più motivi pratici ed economici

Non vogliamo sparare giudizi su argomenti che non ci competono, ma se davvero non c'è alternativa alla messa in quarantena di un'intera squadra in caso di una positività, allora torniamo a qualche riga sopra: game over e serranda abbassata per qualche stagione.

Se invece l'alternativa c'è, che le istituzioni comprendano il prima possibile che è assolutamente FONDAMENTALE rielaborare il protocollo e disciplinare bene questa casistica, perchè, se a causa di un positivo un intero gruppo squadra non può mettere il naso fuori di casa per due settimane, allora ritorniamo al punto di prima, ovvero smettiamo di pensare al calcio e agli sport di squadra più in generale. 

Tutte le altre problematiche, per quanto sicuramente importanti (da quelle economiche, a quelle dei giovani, dei formati dei campionati, dell'iter per l'idoneità agonistica), possono essere risolte un po' più "facilmente", ma questa è fondamentale, e ci sembra che le istituzioni e chi di competenza non ne abbiano ancora capito bene l'importanza. Se ne parla, ma non si intravede un cambiamento di rotta deciso

Sappiamo che non sono gli enti preposti che possono decidere in merito, ma possono anzi DEVONO fare in modo, in maniera sicuramente più incisiva e decisa di quanto fatto fino adesso, che chi di dovere capisca l'importanza di questa situazione. In caso contrario pensare a una ripartenza con questa spada di damocle sulla testa di moltissimi ragazzi diventerebbe davvero quasi impossibile.  

 

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