Como, Ven 27 Novembre 2020
La riforma dello sport: rivoluzione epocale, approvata dal CdM l'abolizione del vincolo sportivo
Il ministro Spadafora: "Riforma dovuta, necessaria e fondamentale"

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la legge Riforma dello Sport voluta dal ministro Vincenzo Spadafora. Con i cinque decreti ratificati diventa ufficiale l’abolizione del vincolo sportivo, tema parecchio dibattuto nel mondo sportivo dilettantistico, nonostante l’indifferenza di quest’ultimo periodo probabilmente a causa delle problematiche legate alla pandemia.  

 

$ADS2

 

Come ha anticipato lo stesso ministro dello sport, il “vincolo del cartellino” sarà progressivamente abolito: non dalla prossima stagione, ma dalla seguente, ovvero dal luglio 2022. Giusto il tempo per le federazioni sportive di recepire la legge e di normarla al proprio interno. Si tratta di una rivoluzione epocale per lo sport dilettantistico. In particolar modo per il calcio giovanile, che da sempre fonda la sua esistenza su questo vincolo, cioè sul legame tra società e calciatori.

Il tesseramento che – salvo casi particolari - lega la società detentrice del cartellino e il calciatore dal compimento dei 14/16 anni fino ai 25. In sostanza, sinora, in questo arco di tempo, se il calciatore voleva cambiare società, lo poteva fare solo con il consenso della società di appartenenza. Superata la fatidica soglia dei 25 anni, invece, il calciatore poteva chiedere autonomamente alla federazione di essere svincolato d’ufficio ogni anno. A causa del vincolo, nato per tutelare nel tempo il lavoro di formazione svolto dalle società, sono però stati diversi gli episodi in cui le famiglie dei calciatori hanno dovuto sborsare di tasca propria in cambio della lista di trasferimento o dell’agognato svincolo, seppur proibito. Con l’abolizione del vincolo queste pratiche vietate cesseranno, perché i giocatori firmeranno di anno in anno.

Se da un lato, dunque, la riforma ha il vantaggio di favorire la libertà sportiva del giovane calciatore dilettante, dall’altro sembra non tutelare gli investimenti formativi compiuti dalle società sui propri atleti. Con la nuova riforma viene anche modificato il noto “premio di preparazione”, con un “premio di formazione tecnica” diverso, però, da quello in vigore. Questo, in attesa delle specifiche del decreto, verrebbe corrisposto dal nuovo club in favore soltanto dell’ultima società (ora è in favore delle ultime tre) presso la quale l’atleta ha svolto attività.

A pagarne le conseguenze saranno così le società sportive che confidavano molto sulle premialità per sostenere la propria attività, che con la nuova legge saranno ridotte e limitate. Con il vincolo annuale si correrà il rischio che i club smettano di investire sui settori giovanili, sapendo di non poter più avvalersi dei loro calciatori nella stagione successiva. E con l’addio agli introiti derivanti dalle premialità, le società per sopravvivere dovranno far sempre più affidamento sulle rette annuali – che inevitabilmente lieviteranno - delle famiglie dei calciatori.

 


 

Sono cinque in totale i decreti legge approvati dal Consiglio dei Ministri che fanno parte di un più ampio piano di riforma dello sport, voluto del ministro Vincenzo Spadafora. Dopo l’approvazione nella serata di martedì, lo stesso Ministro dello Sport li ha presentati in lunga conferenza stampa sulla sua pagina Facebook.

Dopo molti ringraziamenti, Spadafora ha esternato a più riprese la propria soddisfazione per il traguardo raggiunto. «E’ una riforma che avrà un impatto enorme a fine emergenza sanitaria», ha esordito il ministro prima di snocciolare i temi e gli argomenti interessati. Sull’abolizione del vincolo sportivo, Spadafora ha detto: «Dovuta, necessaria e fondamentale. Ovviamente non dalla prossima stagione sportiva, ma dalla quella successiva per dare tempo alle federazioni di accompagnare una riforma che avrà un impatto importante, il giusto riconoscimento all’attività svolta dalle associazioni sportive sarà riconosciuto dal premio di formazione».  

Diverse le altre novità che entreranno in vigore: dalle tutele e i riconoscimenti per i lavoratori del mondo sportivo, al via libera al professionismo femminile, all’accesso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi e militari. L’unico rammarico del ministro è stato per la mancata approvazione del decreto “uno”, forse il più importante, che «avrebbe portato ordine nei ruoli e nelle funzioni degli organismi sportivi». 

 

$ADS5

@Lariosport
© riproduzione riservata