Cresce la preoccupazione per le complicanze che il Covid-19 potrebbe portare nel mondo del calcio dilettantistico e giovanile. Dei tanti chiarimenti che tutti, compreso lo stesso Comitato regionale, si aspettano ne stiamo scrivendo da giorni.
$ADS5
Oggi vi riportiamo le preoccupazioni, le considerazioni e il conseguente grido dall’allarme di Giuseppe Spreafico, presidente dell’Ardita (la cui prima squadra milita in Prima categoria). Le sue domande, senza risposta, sono quelle di tutti gli addetti ai lavori. Ma Spreafico va oltre, sottolineando come questa situazione possa andare a intaccare e condizionare quello che sta fuori dal campo di calcio: famiglia e lavoro. Una situazione che potrebbe lasciare strascichi pesanti in molte società: ci sono calciatori, allenatori e dirigenti che infatti potrebbero lasciare. Spreafico non ci sta e vuole al più presto risposte chiare da parte degli organi e delle istituzioni di competenza. Altrimenti dice: “meglio fermare di nuovo tutto”. Di seguito riportiamo la sua lettera s.
E voi, amici e lettori di Lariosport.it, cosa ne pesante? Diteci la vostra nei commenti a questo news.
Cara Federazione,
facendo seguito alle telefonate dei giorni scarsi, sono nuovamente a chiedere: in casa di “positività” cosa succederà??? Il protocollo LND dilettanti e giovanile se ne sta lontano da questo argomento.
Questa le indicazioni che abbiamo raccolto tra gli addetti ai lavori:
- C’è un infetto: devi avvisare l’Ats;
- Alla società viene richiesto il registro delle presenze (di quanti giorni?);
- Vengono fatti i tamponi a tutti quelli entrati in contatto (da quale giorno?);
- Sono tutti negativi: procedura finita. Solo l’infettato resta in quarantena (per 14 giorni? O in forma ridotta?).
Questa la versione dei medici da noi interpellati:
- C’è un infetto: devi avvisare l’Ats;
- Alla società viene richiesto il registro delle presenze (di quanti giorni?);
- Vengono fatti i tamponi a tutti quelli entrati in contatto (da quale giorno?);
- Tutti vengono messi in quarantena, in attesa di un secondo tampone e così via...
Attenzione però: tra loro ci sono un giocatore che lavora, un titolare d’azienda, un commerciante, etc.. Adesso serve chiedersi fin dove e come il calcio dilettanti possa contribuire ad infettare quelle persone che di norma passano al centro sportivo nove ore alla settimana (per il tempo restante dove sono state?). Eppure al calcio dilettanti e alle sue Società viene fatto pesare, l’essere il filtro che stabilisce la quarantena delle persone andando ad incidere pesantemente sulla loro vita lavorativa e famigliare. Niente è diverso dai professionisti! I Professionisti vivono tutti in un mondo a suon di milioni di euro. Nei dilettanti c’è chi tira fuori soldi di tasca sua per poter iscriversi ai campionati.
In Ardita Como ho tecnici e dirigenti che mi hanno preannunciato l’intenzione di lasciare se non ci sarà una marcia indietro nel senso che fare sport in Figc non può e non deve ripercuotersi sulla loro persona e sulla loro vita. In altre Società questa intenzione si sta estendendo a macchia d’olio. Vi sollecito quindi la risoluzione di questo grave conflitto attuativo e di responsabilità. Se lo sport è un ricettacolo di virus con complicanze sulla vita delle famiglie FERMATELO di nuovo.
Giuseppe Spreafico
(presidente Ardita Como)
$ADS5