Como, Lun 3 Agosto 2020
CALCIO DILETTANTI - Il dilemma del protocollo: ora è impossibile riprendere l'attività agonistica
Il tempo stringe, ad agosto inizia la preparazione: l'opinione degli addetti ai lavori

Il calcio dilettantistico chiede nuove norme e certezze per la ripresa vera dell’attività. Perché, al momento, nessuno può ancora organizzare allenamenti in maniera tradizionale - il protocollo in essere ancora non lo prevede – superando le misure legate al distanziamento e alla prevenzione che ora impediscono anche solo di disputare le classiche “partitelle”.

 

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Una protesta nata dopo la presa di coscienza che, nei parchi pubblici, nei campetti privati di calcio a 5, negli oratori, la ripresa degli sport di contatto è ormai realtà già da settimane. E non c’è solo questa problematica, perché tanti chiedono lumi anche sull’ingresso degli spettatori negli impianti sportivi che ospitano le partite, in questo momento vietato dal protocollo.

Questi temi sono emersi nel corso della videoconferenza tra i presidenti dei comitati regionali dell’Area Nord della Lnd, dove alla fine si è registrata la «forte volontà e l’unanime richiesta di una sostanziale modifica dell’attuale protocollo della Federazione Italiana Giuoco Calcio per la ripresa dell’attività calcistica, giovanile e dilettantistica, in totale sicurezza», riunione a cui ha partecipato anche Giuseppe Baretti per la Lombardia.

La richiesta è di modificare le norme attuali e renderle aderenti a quelle emanate dai Governi regionali e provinciali in materia, che permettono lo svolgimento degli sport di squadra e di contatto, mentre il citato protocollo della Figc, ad oggi, non consente la ripresa dell’attività calcistica. I presidenti sono ben consapevoli che alcune regole rimarranno invariate per garantire la salute di atleti e dirigenti, ma allo stesso tempo ritengono essenziale ripartire con l’attività sportiva, anche per sperimentare e collaudare i comportamenti da tenere nella malaugurata ipotesi che il Covid-19 dovesse permanere anche nei prossimi mesi.

«È inaccettabile – si legge nel comunicato congiunto dei vari presidenti – e incomprensibile il fatto che sia consentito giocare a calcio senza precauzioni da parte di ragazze e ragazzi negli spazi liberi e nei campetti sportivi delle città e dei paesi, mentre rimanga bloccata la ripresa dell’attività sportiva dilettantistica e giovanile sotto l’egida della Figc. Una ripresa che consentirebbe, tramite la collaborazione preziosa delle società affiliate, di svolgere anche un controllo preventivo e contenitivo sulla situazione del Covid-19».

Tempestivo allentamento o annullamento del protocollo, con l’appoggio del presidente Lnd, Cosimo Sibilia: l’auspicio è che venga consentito dalla Figc di riprendere il gioco del calcio anche alla presenza del pubblico con il distanziamento o la mascherina indossata dagli spettatori. Anche perché il tempo stringe: dopo Ferragosto le squadre si ritroveranno per la preparazione e a metà settembre sono già in programma le prime sfide ufficiali di Coppa Italia d’Eccellenza e Coppa Lombardia per le altre categorie, mentre i campionati regionali cominceranno due settimane dopo, il 27 settembre.


 

I PARERI DEGLI ADETTI AI LAVORI

C’è chi ha ripreso gli allenamenti da settimane – i primi in provincia di Como sono stati i giovani del Città di Cantù - con tutte le misure nel rispetto del protocollo, che ora però vengono contestate dai vertici della Lnd. C’è chi non vede l’ora di ricominciare, ma – allo stato delle cose – non se la sente di forzare, come il Mariano in Eccellenza: «Finché non cambia il protocollo, nessuno si allenerà – dice il dg Mauro Bernardi -: è un provvedimento che attendiamo, perché c’è una stagione da programmare».

Anche per Federico Laiso, presidente della Pontelambrese, è ora di intervenire: «Il ministro Spadafora ha aperto discoteche e campi di calcio a 5, probabilmente perché c’era l’estate in arrivo. Ora però arrivano i nostri campionati, difficile ripartire senza un cambio normativo». Protesta anche il Fenegrò, in Promozione: «Siamo all’assurdo: la Lombardia ha deciso da tempo le date dell’inizio dell’attività, pur in assenza di norme che ci permettono di svolgere in maniera precisa preparazione e partite. Resto della mia idea, espressa in tempi non sospetti: se dovesse riesplodere la pandemia, si dovrebbe fermare tutto nuovamente, quindi sono sempre più convinto che la stagione 2019/20 si sarebbe dovuta allungare eccezionalmente fino al 2021».

Tante società nel corso dell’estate hanno puntato sui camp, ovviamente con tutte le regole del caso: «Però vediamo nei parchi assembramenti e partitelle senza alcun controllo – dice Daniels Zampieri, presidente del Tavernola -: è ora di uniformare le cose. Che si torni a praticare calcio vero anche nelle nostre strutture che, per quanto ci riguarda, sono ipercontrollate».

Per molte società, in particolare quelle più piccole, è necessario riaprire, anche parzialmente, gli impianti sportivi, perché le porte chiuse per le partite possono essere un danno economico: «Tra Juniores e Seconda categoria – dice Duilio Bertacco, presidente della Porlezzese – abbiamo sempre un centinaio di ingressi, tante sono persone che hanno come hobby la partita della squadra del paese: i biglietti venduti per noi sono un’entrata importante nel bilancio societario».

 

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