Como, Lun 4 Maggio 2020
L'INTERVISTA - Mister Gianni Sandrè: "Vi racconto i 'miei' giocatori da Serie A"
Ex allenatore, opinionista in tv: ricordi e carriera di un tecnico fuori dagli schemi

«Biraghi dell’Inter? Sarebbe la riserva del “mio” Cigardi ai tempi del Lora Lipomo. Non scherzo, lo penso davvero». Mister Gianni Sandrè e le sue iperboli, che snocciola a ogni intervista e a ogni puntata di «Qsvs», la trasmissione di Telelombardia di cui è da anni ospite fisso come commentatore-tifoso interista.

Apprezzato per la sua genuinità, al limite del paradosso.

Sessantaquattro anni, originario del Veneto, ma brianzolo di adozione, Sandrè è stato un allenatore nel mondo dei Dilettanti, carriera chiusa (anche) per ragioni di lavoro. Un allenatore dai modi a dir poco particolari, ma anche amatissimo da tanti suoi ex giocatori.

Solo per restare nel Comasco, ha allenato Bregnanese, Lora Lipomo a più riprese e Alta Brianza, totalizzando più di mille panchine. Lui dice 1060, «un conto per difetto».

 

 

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Mister, non le manca un po’ il campo?

«No, ho deciso di non allenare più. Qualcuno me lo chiede, ma gli stimoli non ci sono. Non li hanno i ragazzi, tanti pensano di essere dei campioni, per non parlare delle pressioni dei genitori. Anche nei dilettanti, purtroppo, circolano i procuratori. Non mi va di trasmettere passione a chi ne ha poca ».

 

Quindi, che fa?

Ho due locali, tra cui un’enoteca a Erba. La vita va avanti, parlo di calcio in tv, ora purtroppo solo via Skype. Se voglio vedere allenamenti, vado a vedere i professionisti: Milan, Inter, Como.

 

Ha mai pensato di far diventare un lavoro la sua passione?

Mi ritirai giovanissimo dopo un infortunio e mi misi subito ad allenare. Rinunciai al corso di Coverciano, dopo tre domande non accolte, perché cinque giorni prima avevo firmato milioni di cambiali per aprire il mio primo locale. Mi costò parecchio rinunciare.

 

Nei Dilettanti ha allenato in tutta la Brianza si può dire…

Due tranche da tre anni al Lora Lipomo, uno a Tavernerio, Ardor Lazzate, Bregnanese, tantissimo nel Milanese. Il cuore è rimasto a Cesano Maderno: cinque anni di settore giovanile e prima squadra, siamo cresciuti insieme e ancora oggi, dopo tanto tempo, mi vedo abitualmente con tanti di loro. Anche le esperienze comasche sono state importanti: erano ambienti che, per organizzazione e serietà, rasentavano il professionismo.

 

Il Lora fece un grande salto fino in Promozione, che ricordi ha?

C’era una passione fuori dal comune, al di là delle vittorie. C’era un’organizzazione capillare, con un settore giovanile fatto bene. Non dimentico poi la sede, le riunioni, i colloqui con gli allenatori del vivaio e la presenza di un presidente appassionato come Amilcare Rivetti.

 

Il segreto?

Facile, i giocatori per me si buttavano nel fuoco. Me li ricordo tutti. Vedo giocatori in serie A che non potrebbero far parte di quella squadra, perché nettamente inferiori. Parlo di Auteri, Tosetti, Papa, Ferraraccio, Canali e dimentico qualcuno: erano giocatori che sprecati per queste categorie. In serie B o in C ci sarebbero potuti stare tranquillamente, ma sono sempre rimasti nel loro mondo.

 

Altri esempi?

Io avevo Cigardi nel primo Lora Lipomo. Biraghi dell’Inter sarebbe la sua riserva: era un esterno che faceva gol, crossava e difendeva. Non scherzo, sono convinto di quello che dico: anche Lazaro, una meteora all’Inter… In giro ci sono giocatori più forti.

 

Cosa piaceva ai giocatori di mister Sandrè?

Il rapporto umano, prima di tutto. Al Lora mi facevano i gavettoni con i secchi d’acqua appoggiati sulla porta: facevo finta di arrabbiarmi, poi però mi ripagavano con il risultato la domenica. Con me ci si divertiva, ma la domenica erano tutti seri.

 

È ricordato anche per i metodi poco ortodossi…

Mettevo un accendino acceso sotto il mento se i giocatori non facevano bene piegamenti e dorsali. Era uno scherzo, ma rendeva. Quando gli esercizi erano pesanti, avevano la libertà di insultarmi liberamente: un ragazzino che dava del “figlio di…” al mister era divertente per tutto il gruppo.

 

Com’è possibile che tanti giocatori che ha visto siano in Eccellenza o Promozione e non nei professionisti?

Nei primi anni ’90 c’era un altro mondo, senza internet. Poteva capitare che qualche bel giocatore non arrivasse in alto, semplicemente perché nessuno lo vedeva all’opera. Anche Fulvio Collovati me l’ha detto: è stato scoperto a Limbiate, per puro caso. Se fosse rimasto in Friuli, con la famiglia, non sarebbe diventato campione del mondo.

 

Sandrè e gli arbitri, non vi amavate vero?

Una volta ho preso nove giornate di squalifica, alla prima con il Lora Lipomo. Ricordo poi una partita a Lecco, arbitraggio penoso: a fine partita ho aspettato l’arbitro, minacciandolo pesantemente, ma ovviamente non avrei fatto niente di quello che gli avevo detto.

 

E Sandrè in tv come ci è arrivato?

Era Ferragosto, si giocava Inter-Cittadella in Coppa Italia, Gianluca Rossi di Telelombardia telefonò a Paolo Volbi, un mio ex giocatore nel Cesano Maderno, e gli chiese se conosceva qualcuno che potesse far parte di una trasmissione e che parlasse di Inter. Piacevo al direttore Ravezzani, probabilmente hanno capito che dietro alla faccia da bullo, c’era uno che ha fatto calcio sui campi infangati.

 

Il Como lo segue?

Con Rivetti in società sapevo tutto. Ho seguito l’era Preziosi, il Como in A negli anni ‘80. Il Como è sempre stato un modello, tutti i tifosi lombardi dovrebbero seguire il Como. Ora è in un limbo, spero che la nuova società sappia riprendere il cammino interrotto troppi anni fa.

 

Il calcio riprenderà a breve?

Credo di no. Sarebbero tutte partite falsate dal timore di prendere il virus, i giocatori eviterebbero contrasti veri. Io credo che sarebbe opportuno chiudere, anche senza assegnare titoli, mandando in Europa le prime. Farei uno strappo per il Benevento in B, perché ha tanti punti di vantaggio.

 

E la C?

Se si riprende in A, si può riprendere anche in C. Escluderei però i dilettanti, perché la situazione è completamente diversa.

 

Innamorato di Bersellini, ma tra gli allenatori di oggi chi stima?

Se devo scommettere su qualcuno, dico Simone Inzaghi: usa bastone e carota, fa un gioco semplice con copertura e contropiede. Non mi piacciono i 4-3-3 e 4-2-3-1 con tre attaccanti che di fatto non lo sono mai: una noia mortale. Inzaghi poi mi piace perché si lamenta con gli arbitri, ma vedo che tratta bene i giocatori, è il modo giusto. Poi mi piace da sempre Allegri, che dovrebbe tornare in panchina. Ma capisco perché sta fuori: ha una fidanzata giovane, ha altro a cui pensare.

 

“Mister mille panchine – Gianni Sandrè”, come si legge su Facebook, quale vittoria ha nel cuore?

Le panchine sono 1060, le ho contate tutte, comprese quelle con i ragazzini. Forse sono anche di più, contando i tornei. La partita più importante è un’amichevole: Lora Lipomo- Inter, l’Inter del “Trap”, quella dei record, disputata a Grandate.

 

Gianni contro Giovanni…

Uscii dal campo con lui, su suo invito, perché mi vergognavo. Mi prese sottobraccio, calcisticamente parlando è stato il momento più emozionante.

 

Anche in quel Lora c’era qualcuno che avrebbe potuto giocare in A?

Beh, alla fine del primo tempo, Trapattoni mi chiese di sostituire Fabio Donghi e lui avrebbe sostituito Aldo Serena: l’attaccante dell’Inter era nervoso perché non segnava. So che ci fu un dialogo pepato tra i due: “Io sono Serena e gioco in A e il gol te lo faccio”. “Io sono Donghi, gioco in Prima categoria, faccio il muratore e tu non segni”. Serena non segnò…

 

Per chiudere?

Sempre Lora-Inter: Auteri sognava di fare un tunnel a Bergomi. E ci riuscì...

 

 

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