E' terminata a metà campionato la prima esperienza "dirigenziale" di Simone Braglia nel calcio professionistico. L'ex portiere lariano, l'eroe di Anfield (fu il primo, con il Genoa, a violare il campo del Liverpool in Coppa Uefa), ha chiuso con il Savona, dopo sei mesi da direttore generale. Il motivo? Non lo sa neanche lui. Di certo ha influito la convivenza difficile mister Ninni Corda, che a dicembre sui giornali ha tuonato: "Simone Braglia ha fatto più danni della grandine". Possibile?
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Chiamato in estate per dare prestigio e ambizioni al rinnovato club ligure (che ha rischiato la sparizione prima dell'acquisizione delle quote da parte del nuovo presidente Aldo Delle Piane), Simone Braglia si è occupato di allestire la nuova squadra in estate.
"Al calciomercato la mia presenza a curare gli affari del Savona ha certamente dato prestigio al club. I contatti con Genoa, Atalanta, Chievo e Novara in particolar modo hanno portato a Savona i giovani giusti per poter iniziare un progetto".
E poi?
"A dicembre probabilmente hanno pensato bene di tagliare qualche costo, non volevano più spendere. Il presidente ha dato retta un pò troppo all'allenatore Ninni Corda, piano piano i rapporti sono diventati più flebili, fino a quando ho capito che dovevo farmi da parte. Simone Braglia probabilmente era diventato ingombrante. Però nessuno mi ha comunicato questa decisione. Sul rispetto non transigo, ecco perchè sono arrabbiato. Per aiutare il Savona ci ho messo dei soldi, tanti viaggi, la mia faccia".
Con Corda si è rotto qualcosa...
"Lui vuole fare il Ferguson della situazione, in Seconda divisione. Quando gli ho detto di pensare a fare l'allenatore e basta se l'è presa, da lì non mi ha più chiamato e non ha più risposto ai miei messaggi. Risultato? A gennaio ha cambiato due terzi della squadra costruita in estate, che era prima in classifica. Voleva dimostrare qualcosa?".
Ed ora?
"Ora resto in attesa. L'esperienza dirigenziale mi è comunque servita e piaciuta. Resto a disposizione, non escludo di poter continuare da un'altra parte. Al Como? Mi piacerebbe tornare a dare una mano, il progetto mi piace. Ma finchè c'è il Gibo sono in buone mani".
Hai individuato in questi anni il "nuovo Simone Braglia"?
"Sono rimasto legato a Eugenio Lamanna, posso vantarmi comunque di averlo in un certo senso scoperto e lanciato. A Como avevo detto subito che Eugenio poteva andare in serie A, quando arrivò dall'Ardisci e Spera e confermo che su di lui ci sono ora anche le grandi squadre, Juve, Milan e Roma. Insieme a Perin (Pescara, ndr) è considerato uno dei due portieri giovani emergenti del panorama italiano. Fondamentale però è stata la continuazione dell'esperienza a Bari: il Genoa voleva tenerlo a fare il secondo a Frey, per fortuna Capozucca mi ha ascoltato".
E i piccoli Braglia come crescono?
"Il maggiore ha già smesso con il calcio, ha preferito seguire le orme della sorella nel canottaggio. Il piccolo invece cresce bene, sta facendo un'ottima esperienza all'Accademia Calcio Como. Secondo me è molto bravo, ma guai a fare un complimento del genere a un ragazzino. Devono vivere tranquilli e con i piedi ben saldi a terra...".
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