Cantù, Gio 19 Novembre 2015
Luca Furlan e la filosofia indiana: allena il Cantù a ritmo di danza e colonne sonore
Il mister arriva da Milano: sa tutto di Arrigo Sacchi e non lascia nulla al caso

Luca Furlan e il suo "rito apache": ha fatto il giro del web e sta raccogliendo centinaia di visualizzazioni su laprovinciadicomo.it il video pre-gara dell'allenatore del Cantù, svelato da "La Domenica Sportiva Lariana". Un agente di commercio con il pallone nella testa...

 

 

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Il format del quotidiano cittadino, che ogni domenica sera propone tre sintesi del calcio dilettantistico della provincia di Como, ha raccontato il curioso modo del mister di caricare i propri ragazzi prima di scendere in campo.

«Sono anni che lo studio, prendendo spunto da tradizioni apache, ma anche africane e samurai. Da quando ho iniziato ad allenare ho sempre creduto che le partite inizino un'ora prima, preparandosi a dovere negli spogliatoi».

L'allenatore milanese è meticoloso: un innovatore, un rivoluzionario per il mondo dilettantistico. «Ai ragazzi concedo qualche minuto di svago, poi voglio il massimo silenzio. Nello spogliatoio partono in sequenza due canzoni: con la prima - da tradizione la colonna sonora de "L'ultimo dei mohicani" - i ragazzi si cambiano; con la seconda - lo scorso anno era Bourne Identity di Moby, quest'anno è top secret - consegno a uno a uno le divise da gioco. Quindi mi prendo 10/12 minuti per spiegare modulo e schemi e li libero per il riscaldamento».

Il rito apache arriva dopo l'appello dell'arbitro. «Gli indiani si caricavano prima di andare in guerra. Sapevano di essere in inferiorità numerica e di non avere le armi del nemico: avevano bisogno di essere mentalmente preparati. Così con i miei ragazzi ci prendiamo qualche minuto: io detto i tempi, loro mi seguono battendo mani e piedi. E' un modo per sentirci uniti, per arrivare con la concentrazione massima alla sfida. E' come una danza, dove tutti devono rispettare il ritmo e la coordinazione».

I risultati funzionano e danno ragione all'allenatore, che vorrebbe fare di questo hobby una professione. Tanto da accettare, lo scorso anno, la proposta del Cantù: «Vengo da Milano, ogni volta faccio 45 chilometri per questa maglia... Ma dopo la salvezza dello scorso anno avevo intenzione di finire il mio lavoro qui. Sono arrivato che nessuno mi conosceva, tranne il gestore del campo; il mio nome era stato fatto in società da un esterno (mister Alessandro Gini, che aveva lavorato con lui a Bresso, ndr)».

Luca Furlan è un ammiratore di Arrigo Sacchi, ha conosciuto e seguito Zeman durante un ritiro in montagna, «anche se il migliore è un certo Brigatti, che allenava a Veduggio... ».

Nella sua carriera ha allenato Rhodense, Garibaldina, Corsico, Bresso; ha detto no alla Solbiatese, ha seguito gli allenamenti di Ajax, Psv Eindhoven e Arsenal. «E ho sempre portato il mio rito prepartita. Ogni tanto dico ai ragazzi di non sentirsi obbligati a farlo, ma loro si oppongono: è diventato parte integrante della nostra partita».

Si salverà questo Cantù? «L'obiettivo minimo di inizio stagione era il penultimo posto. Stiamo facendo benino, nonostante la sfortuna. Abbiamo avuto ben quattro giocatori operati in stagione, un record: due per legamenti, Mannini e Iannello, un'ernia di Tagliabue e un malleolo di Mazzola».

 

 

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