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Gianfelice Facchetti sul palco al Don Guanella: "Vi racconto io il grande Giacinto"
Successo per la serata organizzata dal Como: "Una fiction su papà? E' un'idea"
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Gio 17 Aprile 2014 16.05
Gianfelice Facchetti, autore del libro "Se no che gente saremmo"
Como,

La serata con Gianfelice Facchetti, organizzata dal Como (tra il pubblico anche il presidente Porro e il vice Foti) nell’ambito del progetto “Herons”, ha richiamato al Don Guanella circa 200 spettatori. Il tema, affrontato da Facchetti dialogando con il mental trainer del Como Samuele Robbioni, era «Il rapporto tra genitori, educatori e figli nel mondo sportivo».

 

 

Un tema delicato, ma sempre di grande richiamo. Grande interesse per il “decalogo” dei diritti del bambino-sportivo e per i messaggi lanciati nel corso della serata: «La sconfitta non è un fallimento personale, né una minaccia al proprio valore come persona», ha detto Samuele Robbioni. «Ma – ha aggiunto il mental trainer – non inculchiamo il valore della sconfitta, piuttosto insegniamo ai bambini a imparare dagli errori».

Gianfelice Facchetti ha parlato del suo rapporto con il padre Giacinto, e del fango successivo alla morte del grande campione dell'Inter. «Calciopoli ha dimostrato che, per un certo periodo, in Italia il calcio è stato in mano a malfattori. Chi ha provato a ostacolarli, come papà, non ha avuto vita facile. Nemmeno da morto».

Dei quattro fratelli, Gianfelice sembra aver preso il ruolo di difensore del padre: "Stiamo vincendo tante piccole battaglie. Con l’ex arbitro De Santis abbiamo chiuso amichevolmente la causa: ha ammesso pubblicamente di aver raccontato il falso sui rapporti con mio padre. Ho querelato Moggi per aver diffamato mio padre, che non aveva neppure la possibilità di difendersi: c’è un processo in corso. Grazie alla polizia postale siamo riusciti a far chiudere alcuni vergognosi gruppi su facebook e altre cose di pessimo gusto.

Con suo padre ha mai frequentato il Sinigaglia? "Mi viene in mente un Como-Inter a metà anni ’80. Ricordo un Sinigaglia stracolmo. Ero in tribuna con papà e i tifosi del Como se la prendevano nel riscaldamento con Brady. Il Como per me è quello lì, in serie A. È il Como di Matteoli, che considero uno dei miei miti calcistici. È il Como con la maglia azzurra e lo sponsor Mita, quello delle figurine di bambino. Altri flash: le sfide nei campionati giovanili. Ho giocato nell’Atalanta e nel Leffe, contro il Como era sempre una sfida speciale. Ma la mia carriera si è chiusa presto: a 21 anni ero in serie D e decisi di smettere".

A quando un film su Giacinto Facchetti, magari tratto dal suo libro «Se no che gente saremmo»? "L’idea c’è. Ne ho parlato con Claudio Bonivento e lui, partendo dalla canzone degli Stadio «Gaetano e Giacinto», vorrebbe costruire una storia dedicata a papà e Scirea. Non c’è nulla di concreto, ma l’idea è buona". 

Il prossimo stage formativo, riservato alle società che hanno aderito al progetto “Herons” ideato dal Como per rivitalizzare il rapporto con le società sportive dilettanti del territorio, è in programma il 23 aprile alle 20.30 allo stadio. I professori dell’Università dell’Insubria Fabio D’Angelo e Marco Cosentino affronteranno i temi della traumatologia sportiva e del doping.

 

 

 


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