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L'ex arbitro Marelli: "La preparazione è tutto, la terna è come un gruppo-squadra"
E' intervenuto al webinar di 4Mentis: "Lotito? Voleva multarmi per una sigaretta..."
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Gio 25 Febbraio 2021 14.30
Luca Marelli, ex arbitro in serie A
Como,

"Vedo. Penso. Fischio. La preparazione mentale di un arbitro" è il titolo del webinar organizzato dal gruppo di lavoro 4Mentis, trasmesso su Facebook: ospite speciale Luca Marelli, ex arbitro comasco in serie A...

 

 

Marelli ha ripercorso alcune tappe della sua carriera arbitrale, soffermandosi sulla preparazione dell’arbitro, sugli aspetti psicologici e mentali e sul controllo delle emozioni: «Mi sono fatto aiutare da una psicologa – ha raccontato Marelli -, dopo le partite avevo bisogno di metabolizzare gli errori. È stato fondamentale, altrimenti sarei impazzito. Lo fanno tanti arbitri di A».

Fondamentale, anche solo per una partita, è l’ambientamento: «Io facevo gruppo con la terna: colazione insieme e alle 9 briefing con i video per studiare i movimenti delle squadre».

C’era anche la routine? «Il principio fondamentale, insegnatomi da Mattei, recentemente scomparso, è che la partita più anonima può diventare la più complessa, la più difficile invece poteva essere molto semplice: è fondamentale avere un atteggiamento sempre uguale. Scaramanzie? Avevo un’abitudine: prima delle partite mi rilassavo leggendo Topolino. E poi, abitudine sbagliata, fumavo una sigaretta prima della partita, all’intervallo e subito dopo: una volta Lotito in persona “minacciò” di multarmi perché stavo fumando negli spogliatoi dell’Olimpico».

E l’errore come si metabolizza? «Tutti gli arbitri sbagliano qualcosa in partita. Devono essere bravi a vivere la partita a compartimenti stagni: il che vuol dire dimenticare l’errore, andare avanti. Altrimenti si compromette tutta la partita».

Marelli è da sempre un sostenitore del Var: «Magari lo avessi avuto io, avrei evitato un errore in Modena-Juve che mi costò cinque giornate di stop. In A e in B non ci deve essere l’aspetto dell’imprevedibilità: si è perso un po’ di romanticismo, ma occorre togliere ogni dubbio. Un episodio, che magari può spostare 30 milioni di euro, deve essere valutato correttamente. Nei dilettanti è diverso. Per questo è stata introdotta la tecnologia, perché l’errore non ci può stare».

 


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