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Dilettanti, l'analisi di "Mister 1000 panchine" Sandrè: "Il virus, un colpo al cuore del calcio"
"I tamponi in Eccellenza? Non sono d'accordo. Tavecchio? Conosce il nostro mondo"
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Mer 27 Gennaio 2021 10.00
Gianni Sandrè, mister e volto tv
Como,

«Lo stop del calcio dilettantistico? Giusto, ma si è perso il cuore del calcio». Mister Gianni Sandrè, ex allenatore e volto notissimo delle tv provate lombarde, si arrende davanti all’evidenza. Ospite a «Qsvs», trasmissione di Telelombardia, nel Comasco ha allenato Bregnanese, Lora Lipomo a più riprese e Alta Brianza: in carriera, più di mille panchine.

Lui dice 1060, «un conto per difetto».

 

 

«Lo stop, considerati i tanti morti, lo ritengo corretto. Del resto il motivo è intuibile: fare allenamento, per come lo si fa nei dilettanti, non è possibile. C’è una differenza notevole con il mondo dei professionisti, dove tutti sono ipercontrollati».

Riprendere per poi fermarsi poche settimane dopo l’inizio dei campionati era inevitabile: «È stata una scelta giusta e doverosa. Purtroppo è una scelta che ha fatto perdere un po’ il cuore del calcio, perché i  dilettanti fanno vedere l’amore per il calcio, mentre i professionisti sono legati quasi esclusivamente ai soldi».

C’è però l’idea di far tornare in campo, se la situazione lo permetterà, almeno l’Eccellenza: «Secondo me non deve riprendere nemmeno l’Eccellenza, che oggi equivale alla Promozione. Sarei poi curioso di vedere chi, economicamente, avrebbe la forza per sostenere l’impegno di sottoporre settimanalmente la squadra ai tamponi. I dilettanti hanno perso denaro per mancanza di passone degli imprenditori, se poi aggiungiamo il costo di tamponi, sarebbe il colpo di grazia: meglio soprassedere. Piuttosto, andrei a ripescare in D, nel caso ci fosse qualche posto libero, qualche “eccellenza” dall’Eccellenza».

E questa stagione come andrebbe chiusa? «Direi che il Coni dovrebbe rimborsare le spese sostenute dalle società. Il Coni, non la federazione, che con i proventi del calcio ha potuto reggere tutto lo sport italiano. È ora di restituire qualcosa, soprattutto al mondo del calcio giovanile».

Poche ma chiare parole sul ritorno di Tavecchio: «Torna un personaggio che mancava: essendo un dilettante è stato defenestrato dal calcio professionistico. L’ho sempre ritenuto il mio presidente, uno che capisce le nostre problematiche: era troppo bravo per fare il presidente della Figc». 

 


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