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L'INTERVISTA - Filippo Del... Signore del mercato: chi lo prendeva, vinceva il campionato
La partenza dal Sagnino fino al Como: "Mai nei professionisti, ma senza rimpianti"
6 commenti
Gio 4 Giugno 2020 13.05
Filippo Del Signore, ex ambitissimo playmaker
Como,

Un ingegnere prestato al calcio… o un calciatore prestato all’ingegneria? Il confine è sottile, quando si parla di Filippo Del Signore, ex centrocampista che ha girovagato i campi di Como e Brianza, facendo una scelta ben precisa quando ha avuto la possibilità di iniziare la carriera di calciatore: «Conoscevo i miei limiti e volevo studiare. La scelta è stata semplice e non rimpiango nulla».

Famiglia di calciatori – il fratello Giorgio è stato difensore in C e all’estero -, negli anni ’90 e 2000 tra i dilettanti chi voleva primeggiare in campionato “doveva” assicurarsi le prestazioni di Del Signore, ora 46enne, classico playmaker di centrocampo con una particolare predisposizione per la vittoria dei campionati. Una lunga carriera, quella di “Filo”, cominciata a Sagnino.

Come ti sei avvicinato al calcio?

Se vivevi a Sagnino era un passaggio obbligato giocare nel Sagnino: mi rendo conto ora, da padre, quanto di buono ha fatto il presidente Tettamanti, scomparso da poco. Aveva passione e sapeva trasmetterla a tutto il quartiere: un filantropo.

 

Poi il Como, con tutta la trafila nelle giovanili…

Mi notò mister Rustignoli al torneo “Moscatelli”, con la sua sigaretta sempre in bocca. Al Como c’erano ragazzi con talento infinito, molto più bravi di me. Io però non mollavo mai, mi facevo sempre trovare pronto, cosa che al Como veniva apprezzata.

 

Tante partite giovanili, ma niente esordio in prima squadra. Perché?

Giocavo con Ferrigno, Boscolo, Ferracuti: loro giocavano in Primavera e andavano in panchina con la prima squadra e finivano per esordire. Io ero tra le seconde linee con la Berretti. Ecco spiegato il perché.

 

I tuoi maestri?

Mi hanno allenato mister importanti come Mario Beretta e Sandro Scanziani, due persone a cui tengo tanto. A Orsenigo poi c’era un’atmosfera di calcio vero: i genitori non potevano spingersi oltre una certa soglia. Ai mister si dava del “lei”.

 

Però il salto in prima squadra non si avverò…

Mi proposero di andare a giocare in prestito a Broni, mia mamma non era convinta e io dovevo studiare. Mi proposero, e fu la mia fortuna, il Meda: una proprietà con idee chiare, la Cassina Mobili, con cui vincemmo Promozione, Eccellenza e Interregionale. C’erano giocatori forti, io diciannovenne dovevo solo passare il pallone a Bettiga e Airaghi, due attaccanti che facevano sempre gol.

 

Da qual momento in poi, però, solo dilettanti. Nessun rimpianto?

Besana Brianza, un anno, poi Guanzatese in Eccellenza, In pratica in sei anni avevo già vinto quattro campionato. Ed è stato in quel momento che il mio nome circolava: lo so bene, mi davano del mercenario, ma anche del vincente. Ed era vero, perché poi ho vinto l’Eccellenza a Canzo. Rimpianti, nessuno.

 

Capitolo importante della carriera, l’Olginatese. Che ricordi hai?

A Olginate non c’è riuscita la promozione in C2. Lì si subìva molto la vicinanza di piazze forti come Lecco e Como e di altre in ascesa come Renate. Si lavorò per la C2, mister Mamo Notari voleva andarci a tutti i costi, ma non ci riuscimmo. Forse non era una piazza pronta per il salto.

 

Il finale di carriera?

Folgore Verano, poi più giù. Atletico Erba, Inverigo, con altre vittorie, Universal Solaro, Cadorago, finii a Ponte Lambro a 39 anni, con il rammarico di chiudere anzitempo la stagione e la carriera per un infortunio. Ma contento per tutto quello che avevo fatto: ho sempre giocato per vincere.

 

Allora, partiamo con gli aneddoti…

Negli anni di “benessere”, dopo la stagione c’erano i tornei. Ed era quello il vero calciomercato dei dilettanti: pane, calcio, salamella e... trattative frenetiche. Ci si conosceva tutti, ed era bello cercare di capire in che direzione andavano i migliori. Ricordo anche i ritiri, in D con la Guanzatese, nelle trasferte sarde: ero l’unico con il libro aperto per studiare. Qualcuno mi prendeva anche in giro, ma ero capitano… Prendere in giro il capitano si può, basta non farsi vedere.

 

Ma ritieni di avere avuto la possibilità di fare davvero il calciatore?

All’inizio sì, a Meda, mi hanno avvicinato alcuni procuratori che avrebbero potuto portarmi in C. Ma io ero davvero intenzionato a studiare Ingegneria, inoltre penso di essere sempre stato al massimo delle mie possibilità: oltre avrei faticato. Stavo bene dov’ero: protagonista e voce autorevole anche con i mister.

 

Parliamo ancora del Como. Affrontato una sola volta sul campo, giusto?

In D, nel 2005/06. Il capitano era Aldo Monza, io ero il capitano dell’Olginatese, ci rincontrammo qualche anno dopo, lui mister della Folgore Verano. Sono affezionato a quella partita, persa 2-1 al Sinigaglia, e a una foto de “La Provincia” che mi ritrae in un contrasto con Monza.

 

E del tuo settore giovanile, che ricordi hai?

Sono sempre stato un tifoso del Como, giocare lì e vedere la prima squadra che si allenava l’ho sempre considerato un privilegio. Vedevo affascinato tutti i grandi, Albiero, Matteoli, Centi, Borgonovo: i miei idoli. A quattordici anni disputai l’anteprima di Como-Milan, la partita dello scudetto rossonero e della salvezza del Como: portai un bandiera da una sponda all’altra, mi cadde e lo stadio rise fragorosamente. Ci restai male… ma fu un bellissimo momento, perché ero nel pieno dei miei sogni.

 

Vedremo mai Del Signore mister?

Me l’hanno predetto in tanti, perché ho sempre chiacchierato in campo. No, con la famiglia e il lavoro sarebbe davvero un impegno gravoso. Però a Colvedere, nella mia via, tutti i bambini sanno palleggiare e dribblare...  

 


@Lariosport
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CommentiI commenti degli utenti
Il giorno 04/06/2020 alle ore 13.36 tarallino ha scritto...
CommentoGiocatori che non se ne vedono più
Il giorno 04/06/2020 alle ore 13.39 clarence ha scritto...
CommentoUn signore
Il giorno 04/06/2020 alle ore 15.36 jolly ha scritto...
CommentoGran persona dentro e fuori dal campo. Ciao
Il giorno 04/06/2020 alle ore 21.00 gerardo.iannone.75 ha scritto...
CommentoPippo orgoglio sagninese, un signore e un vero talento sin dai primi passi calcati sul nostro campo.
Il giorno 05/06/2020 alle ore 11.13 alessandro.gini.50 ha scritto...
CommentoI Signori del Calcio! TOP. E che nostalgia dei tornei serali: lì testavi le capacità dei giocatori: agonismo, pressione, cash sul tavolo, tutto in una notte, zero margini di sbaglio... E per assemblare le squadre e far combaciare tutti gli impegni serali dei vari giocatori dovevi avere il Master in ingegneria gestionale. Grande Pippo!
Il giorno 06/06/2020 alle ore 12.30 silva pier emilio ha scritto...
CommentoE' vero Pippo è un Signore di nome e di fatto. Ho avuto l'onore di conoscerlo quando militava nella Canzese e "ci" ha fatto vincere il campionato. Lo ricordo sempre con grande affetto
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